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Riflessioni in quarantena: il punto di vista di un italiano che vive a Taiwan

Aggiornamento: 2 apr 2021

Vi abbiamo proposto di recente il punto di vista di uno studente taiwanese in Italia. Oggi vi proponiamo invece l'esperienza e il punto di vista di un' italiana che vive a Taiwan. Quando hai sentito parlare dello scoppio dell’epidemia di coronavirus cosa hai pensato? Ti sei preoccupata? Hai preso delle precauzioni?

Credo di aver sentito parlare per la prima volta del coronavirus, mentre mi trovavo in vacanza in Italia per le vacanze di Natale. Il telegiornale ne parlava, ma non mi ha allarmata. Sembrava un problema circoscritto. Forse ipotizzavano che le persone che si erano ammalate, fossero entrate in contatto con animali che mi suonavano un po’ strani per un mercato cittadino... ecco, credo mi abbia colpito più l’idea che vendessero carne di animali selvatici. Mi è capitato poi di parlarne col mio medico qui a Taiwan, ma un po’ per caso. Un’amica dall’Italia mi aveva scritto che voleva prenotare le vacanze in Cina. Era la settimana precedente il capodanno cinese e alla mia domanda generica su cosa pensava stesse succedendo in Cina e se c’era da preoccuparsi, il mio medico, in cui ho completa fiducia, ha risposto che sarebbe stata una nuova Sars e che lui sconsigliava vivamente di viaggiare nelle settimane successive. Lì ho cominciato a farmi delle domande, anche perché pochi giorni dopo avrei preso un aereo per Seul con tutta la famiglia! Nel frattempo leggevo notizie sempre più preoccupanti, come il piano di chiudere le scuole (che non avevo capito essere una misura preventiva). Mi sono chiesta se non fosse il caso di rientrare in Italia prima che decidessero di chiudere le frontiere. Alla fine però, ho deciso di rimanere. Non avevo tanto paura di essere colpita dalla malattia, anche perché a gennaio non si capiva ancora molto, quanto di essere bloccata a Taiwan senza la possibilità di tornare in Italia. Oppure di poter tornare in Italia e poi non riuscire più a rientrare a Taiwan. Al rientro dalle vacanze per il capodanno cinese, abbiamo dovuto cominciare a cercare mascherine. Non avevamo grandi scorte in casa e non avevamo mai pensato di averne bisogno. La scuola dei miei figli non ha chiuso, ma hanno imposto nuove regole: i bambini devono indossare sempre la mascherina, i genitori non possono varcare il cancello, controllo temperatura prima di entrare in cortile, cortile chiuso dopo l’orario scolastico. Sono stati cancellati eventi, gite, la foto di famiglia per l’album di fine anno. Ho cominciato ad indossare la mascherina per andare a fare la manicure o per andare dal medico. Adesso la indosso anche quando vado al mercato o al supermercato.

Foto: Taipei Times A gennaio ti sentivi sicuro a essere a Taiwan? Mi sono sempre sentita sicura a Taiwan, non ho mai messo in dubbio che stessero prendendo seriamente la faccenda. Semmai ho pensato che stessero esagerando, anche perché non amo indossare la mascherina, farmi prendere la temperatura così spesso, lo spray disinfettante sulle mani. Poi ricordarsi di andare il giorno X e Y in farmacia per le mascherine e se arrivi troppo tardi son finite, troppo presto magari trovi la coda. Problemi ridicoli, soprattutto alla luce di quel che è successo e sta succedendo in Italia. Reputavi più sicura Taiwan o l’Italia? Non ho mai fatto confronti, non avevo ragione di pensare che sarebbe scoppiata un’epidemia in Italia e avrebbe travolto la sanità in Lombardia (sono lombarda). Non se l’aspettava nessuno. Mi colpiva che in Italia parlassero del virus un po’ come un problema prettamente asiatico, che non poteva toccarli. I taiwanesi come hanno reagito alla notizia? Hanno preso delle precauzioni? Le precauzioni sono state sufficienti? Come dicevo prima, a Taiwan hanno subito preso precauzioni e i taiwanesi sono stati davvero bravi nel rispettare le linee guida date dal governo. Ho apprezzato il fatto che il governo si sia fatto carico di aumentare la produzione delle mascherine e gestirne la vendita. Le restrizioni messe in atto nella scuola dei miei figli, ad esempio, sono state rispettate da tutti dal primo giorno, senza una lamentela che fosse una. Mi sembra che le precauzioni siano state sufficienti, ma chi sono io per determinarlo? Sono opinioni da chiedere agli esperti.

Come è cambiato l’atteggiamento dei taiwanesi? Nei miei confronti e quelli della mia famiglia? Non è cambiato. Siamo fortunati ad avere una rete di amici e conoscenti che ci hanno aiutato prima a capire le nuove regole e a cercare le mascherine, poi sono stati e sono tutt’ora molto cari e ci chiedono sempre di famiglia e amici in Italia. Come sono cambiate le tue abitudini? Mi sono abituata a portare la mascherina, ne ho sempre (o quasi) una in borsa per me più un paio per i bambini. Sto imparando a non toccarmi il viso. Mi sono abituata all’idea che mi controllino la temperatura per andare in piscina, al centro commerciale o al ristorante. Mi sono abituata allo spray disinfettante. Non abbraccio e bacio più nessuno, salvo mio marito e i miei figli. L’Italia non era pronta con una vera e propria strategia di prevenzione. Taiwan al contrario ce l’aveva? Visto quel che è successo, mi pare proprio che l’Italia non avesse una strategia di prevenzione. Credo di aver letto che un medico di Bergamo abbia dichiarato che si aspettavano “una tempesta e invece è arrivato uno tsunami”. A Taiwan avevano già avuto questa esperienza con la Sars nel 2003, sicuramente questo li ha aiutati ad essere più che previdenti. Le precauzioni prese dal governo taiwanese per affrontare il COVID-19 sono quindi simili a quelle prese contro la SARS? Non ne ho idea. Nel 2003 ero una studentessa Erasmus e pensavo a far festa e non alla Sars. So che all’epoca a Taiwan vennero commessi errori su vari livelli, ci furono diversi morti anche nel personale sanitario. Di sicuro hanno fatto tesoro di quella esperienza.

Quali limitazioni e suggerimenti ha adottato il governo taiwanese nei confronti della popolazione? Il governo ha fatto subito capire che dovevamo tutti collaborare per evitare che il virus si diffondesse. Lavarsi le mani col sapone per 20 secondi, chiamare il numero 1922 se si hanno sintomi e non recarsi in ospedale, indossare le mascherine nei luoghi affollati o se si hanno problemi di salute, non toccarsi bocca, naso e occhi. Credo abbiano subito vietato gli eventi con più di 100 partecipanti in luoghi chiusi. Recentemente hanno chiuso le frontiere. Ho apprezzato molto la trasparenza con cui vengono comunicati gli aggiornamenti sui casi di contagio e le scelte del governo in merito alla gestione del problema coronavirus, dà sicurezza.

Foto: taiwannews.com.tw Secondo te quali sono stati gli errori dell’Italia nell’affrontare l’epidemia? Penso che questa sia una domanda che richiede competenze tecniche che non ho. Adesso, marzo 2020, ti senti sicuro a stare a Taiwan? Assolutamente sì. Sono convinta che il governo abbia la situazione sotto controllo.

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